“Ho buttato vent’anni al vento, ma amo la vita e non vedo l’ora di ripartire”. Per Silvia (il nome è di fantasia) sarà un Natale diverso: ad attenderla, fuori dal carcere della Dozza, c’è un contratto a tempo indeterminato in Tper. Dopo anni trascorsi all’interno dell’istituto penitenziario bolognese, Silvia ha da tempo iniziato a mettere, mattone dopo mattone, le fondamenta di una vita fuori dal carcere.
C’è anche lei tra i corsisti del Training Center di Tper all’interno del quale “Insieme per il Lavoro” e l’Azienda formano i nuovi conducenti di autobus che poi saranno assunti nella società di trasporto pubblico dell’Emilia Romagna. Silvia si è iscritta al progetto durante la campagna promozionale di primavera ed è stata selezionata diventando una dei 25 partecipanti del percorso per acquisire la patente D e la certificazione Cqc.
La vicenda giudiziaria di Silvia è iniziata nel 2008, dopo pochi anni è arrivata la condanna per reati contro il patrimonio e nel 2013 si sono aperte le porte del carcere. “Mi sono impegnata e sto proseguendo in un percorso per costruirmi una vita fuori”. Silvia non nega gli errori del passato: “Mi vergogno di essere una detenuta – ammette – sono entrata in carcere con la testa piena di pregiudizi su chi sbagliava, poi è successo a me in un periodo buio e di estrema fragilità in cui avevo perso interesse per la vita”. Prima un lavoro da impiegata che le consentiva di pagarsi gli studi in giurisprudenza, poi la delinquenza. “Il carcere ti ferma il tempo – racconta – si è chiusi in un luogo in cui non si è più aggiornati, non si fanno più esperienze e ti sembra di essere rimasta all’età di quando sei entrata. Mi sveglio ancora oggi con il fiato corto, ogni tanto. Le difficoltà ci sono, non sono più una ragazza, devo cavarmela da sola ma cerco di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno”.
“Ad accompagnare Silvia verso Insieme per il lavoro, è stata l’associazione “Liberi di studiare” fondata da Giorgio Basevi, professore emerito di Economia internazionale all’Università di Bologna dove ha ricoperto anche il ruolo di delegato del Rettore per il Polo Universitario Penitenziario (PUP) dal 2012 al 2020. L’associazione, di cui oggi Basevi è presidente - Liberi di Studiare - sostiene la formazione universitaria dei detenuti, collaborando con il PUP di Bologna”. E il suo lavoro è preziosissimo. “Bisogna aiutare le persone, non per quello che hanno fatto ieri ma per quello che sanno fare oggi”, dice Basevi. “Quando mi confronto con le aziende e chiedo agli imprenditori di inserire un detenuto nel loro organico, la prima domanda che mi viene rivolta è ‘che cosa questa persona ha fatto’ – racconta il professore –, sarebbe invece importante che ci si chieda cosa una persona sa fare”. Per Basevi la società civile deve essere pronta ad accogliere i detenuti a fine pena, allo stesso tempo chi esce dal carcere senza aver compiuto dei passaggi progressivi per il reinserimento in società rischia di non avere gli strumenti per riacquistare autonomia.
Da qui il pericolo di recidiva. “Spesso in mancanza di un reddito e di una casa, si torna a delinquere quel tanto che basta per poter tornare in carcere, dove si trova un tetto e un vitto. Ma se una persona trova un lavoro – riflette Basevi – non ha interesse a ricommettere reato”. L’istruzione, in questo senso, ha un ruolo centrale. Liberi di studiare conta 80 volontari tra docenti ed ex studenti e al momento segue circa 60 persone detenute alla Dozza che stanno portando avanti studi universitari.
Silvia è stata una di queste persone: si è iscritta alla facoltà di Culture e Tecniche della Moda mentre scontava la condanna. Nel frattempo lavorava svolgendo attività di pulizie per alcune ore al giorno. Poi, su impulso degli educatori, ha iniziato a cercare un lavoro diverso e più stabile. Una ricerca durata due anni, fino all’avvio del corso per autisti che ha accompagnato Silvia in Tper. “Ho conseguito le patenti e ora sono in attesa della firma del contratto dopo la quale inizierà il mese di affiancamento con il personale Tper”. Silvia si dice estremamente felice e grata per l’opportunità ricevuta, ama guidare da sempre e durante il corso si è distinta per l’impegno e la motivazione.
Che cosa si aspetta dalla nuova esperienza lavorativa? “Sono felice di entrare in Tper perché è un’azienda stimolante che offre opportunità di lavoro stabile e possibilità di avanzamento. Mi hanno accolta molto bene, non vedo l’ora di iniziare”.
Giuseppina Gualtieri, Presidente e AD di Tper, ha dichiarato: “Siamo lieti di dare l’opportunità di un lavoro stabile, prezioso per l’azienda e per la comunità, ad una persona che ha intrapreso una nuova fase della sua vita che auspico le permetterà di guardare al futuro con fiducia. La nostra è un’azienda in cui operano oltre duemila persone; ci impegniamo ogni giorno per integrare all’interno dipendenti di ogni estrazione, con realtà personali diverse, sempre con un coinvolgimento concreto. In Tper non conta il genere, la provenienza e il vissuto di ognuno: è importante impegnarsi con senso di responsabilità, spirito di gruppo, consapevoli dell’importante ruolo sociale che il trasporto pubblico riveste per la vita delle persone e la crescita di un territorio”.
20/12/2023