Il metodo Ips oltre la salute mentale, esempio e strumento di politica attiva per il lavoro: la situazione in Emilia-Romagna e nel resto del Paese. Se ne è parlato ieri, a Rimini, in un convegno dal titolo “Il lavoro che vogliamo” che ha riunito nella sala del teatro Tiberio, le autorità, gli specialisti Ips e il mondo accademico.
L’evento, organizzato dall’Associazione IPSILON e dalla Fondazione En.A.I.P. S. Zavatta, in collaborazione con l’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, si è svolto nell’ambito del sesto Ips Day nazionale.
L’Ips (Individual Placement and Support) è la pratica evidence based finalizzata all’orientamento e al supporto di persone che si rivolgono ai Dipartimenti di Salute mentale e Dipendenze Patologiche o, più in generale, a quanti versano in condizioni di fragilità sociale, impegnate nella ricerca di un impiego nel mondo del lavoro competitivo. Insieme per il lavoro ha partecipato anche con i suoi specialisti IPS nella III sessione del convegno, quella dedicata alle “Nuove frontiere per l'IPS: Giovani (équipe di Ravenna), Dipendenze (équipe di Bergamo), Disabili e autismo (équipe di Piacenza), Migranti (équipe di Cremona e Pistoia), Disoccupati (Insieme per il lavoro, Bologna).
La tavola rotonda, composta da rappresentanti del mondo del lavoro e dell’Ips di Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, alla quale ha partecipato Ambrogio Dionigi, coordinatore di Insieme per il lavoro, ha indagato le possibilità e le potenzialità dell’Ips all’interno delle politiche attive del lavoro anche per la popolazione non clinica. Insieme per il lavoro – primo progetto a operare in tal senso – ha portato sul palco la propria esperienza pluriennale, che utilizza con efficacia il metodo Ips anche per persone disoccupate o con fragilità.