Un mese con Insieme per il lavoro. Intervista a Federica Pennino dell'impresa sociale Sophia

Ospite nel mese di aprile la vicepresidente dell'impresa sociale di Roma che accompagna i giovani verso la realizzazione personale e professionale

 

“Le relazioni sono fondamentali: le persone, gli incontri, i legami sono ciò che rendono un lavoro speciale”. Lo dice Federica Pennino, che è un’esperta di orientamento al lavoro ma è soprattutto una di quelle persone che sorridono con gli occhi quando parlano di ciò che fanno per vivere. Trentatré anni, una laurea in Scienze bancarie e finanza, oggi è vicepresidente di Sophia: impresa sociale di Roma che accompagna i giovani verso la propria realizzazione personale e professionale, con progetti, pubblicazioni e percorsi formativi, concretizzati insieme alle fondazioni sostenitrici. Ai ragazzi dico sempre: “Pensa a una cosa che faresti anche senza essere pagato. E’ lì che devi andare a cercare il lavoro che fa per te”. Federica ha scelto di trascorrere tutto lo scorso mese di aprile a Bologna, fianco a fianco ai team di Insieme per il lavoro.

Cosa ti ha portata qui a osservare da vicino Insieme per il lavoro?

“Con Sophia nel nostro piccolo facciamo tanto per le persone che si rivolgono a noi, ma scoprire che esiste una realtà strutturata come Insieme per il lavoro, con alle spalle una rete forte di soggetti, mi ha colpito molto. Mi sono detta: vediamo se possiamo imparare da loro e portare quell’esperienza anche a Roma. Così ho scelto di partire. La scintilla c’è stata quando ho scoperto che Insieme per il lavoro è strutturato con un team aziende e un team persone: ho voluto subito saperne di più”.

 Come è cominciata la tua esperienza con Sophia?

“E’ una storia lunga. Fino al 2016 ho lavorato a Madrid presso un intermediario di fondi di investimento. Un buon lavoro, che però mi lasciava insoddisfatta. L’ho portato avanti per tre anni e mezzo, senza trovarvi un senso ed ero sempre alla ricerca di un’alternativa. Non è stato facile lasciare un tempo indeterminato ma, soprattutto, non è stato facile ammettere a me stessa che la vita che facevo non mi piaceva affatto. Grazie a un percorso di fede, ho lentamente maturato la consapevolezza che avrei voluto aiutare le persone a trovare lavoro. Avevo sperimentato su di me la ricerca continua delle offerte di lavoro, ed ero diventata brava anche a individuare quelle giuste per le persone che conoscevo. Tornata in Italia, sono andata a Roma, dove ho conosciuto Marco Ruopoli, attuale presidente di Sophia, a cui ho raccontato la mia storia e le mie ambizioni. In quel periodo la cooperativa voleva avviare un progetto, Elpis, per aiutare i giovani  nella ricerca di lavoro ma non aveva una persona che potesse occuparsene. Più il tempo passava e più la mia voglia di investire in quel progetto cresceva. Ero sulla strada giusta, così il 4 settembre del 2017 sono entrata in Sophia. Da quel momento ho accompagnato un centinaio di ragazzi nella ricerca di occupazione”.

 Raccontaci di Sophia, in cosa è diversa da Insieme per il lavoro?

“Soprattutto nel target: Sophia si rivolge ai giovani tra i 18 e i 35 anni, mentre quello di Insieme per il lavoro è più ampio. Aiutiamo i ragazzi a individuare il loro ambito di interesse e a muoversi in autonomia nel mondo del lavoro. Se occorre, li supportiamo tramite una onlus, nei propri progetti attraverso prestiti d’onore. Abbiamo inoltre un percorso di orientamento per i ragazzi delle scuole superiori”.

 Come è stato il periodo trascorso con Insieme per il lavoro e cosa ti porti a casa da questa esperienza?

“E’ stato prezioso: sono grata per il modo in cui sono stata accolta e sento di aver trovato delle persone con cui nel tempo potrò sempre confrontarmi, perché so che tutti remiamo con la stessa passione verso lo stesso obiettivo: il lavoro”.

 Pochi giorni fa hai incontrato il Cardinale Zuppi, di cosa avete parlato?

“Dell’importanza del lavoro, che dà dignità alla persona. Se c’è lavoro non c’è povertà e non c’è degrado. E’ alla base di tutto”.

 Il modello Insieme per il lavoro è esportabile in altre realtà fuori da Bologna?

“Sicuramente lo è, anche se ogni realtà territoriale è unica. Servono risorse finanziarie ma soprattutto risorse umane dedicate e che credono fortemente nel progetto che portano avanti”.